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«Cristiano Ronaldo è un'ala destra? Anche. Cristiano Ronaldo è un'ala sinistra? Pure. Cristiano Ronaldo è un centravanti? Quando vuole. Cristiano Ronaldo è un difensore? A volte. Cristiano Ronaldo segna di testa? Sì. Segna di destro? Ovvio. Segna di sinistro? Certamente. E in rovesciata? Se serve.» I media non smettono di cantarne le gesta. Perché Ronaldo è un fenomeno, una macchina da record, anzi: il calciatore che i record li ha polverizzati tutti. Quando il 3 aprile del 2018, a Torino, tutto lo Juventus Stadium si è alzato in piedi per omaggiarlo dopo lo strepitoso gol contro i bianconeri, uno dei più belli mai visti, sembrava il tributo a un dio irraggiungibile. «La Juve mi piace sin da bambino», aveva dichiarato CR7. Nessuno allora poteva immaginare che il sogno si realizzasse. Ma adesso Ronaldo è qui, per una stagione che sembra far rivivere l'epoca d'oro del calcio italiano, quando sul campo si potevano ammirare Platini, Van Basten, Zico, Maradona. Della sua carriera sportiva si sa tutto o quasi, poco o nulla si conosce dell'uomo. Quarto figlio non voluto di una famiglia povera di Madeira in Portogallo, padre alcolizzato e assente, Cristiano sin da bambino non si staccava dal pallone. È un narcisista e un perfezionista, un maniaco dell'allenamento e della forma fisica, il primo a iniziare gli allenamenti e l'ultimo ad andarsene, in eterna sfida con se stesso e con il limite. Il ragazzino che si è costruito fuoriclasse. Guillem Balague ha seguito le tracce del campione, ha parlato con amici, allenatori, ex compagni di scuola, e decine di altre persone a lui vicine. Ora svela tutto. E finalmente sapremo perché Ronaldo è il più grande.